Il Tecnico di Neurofisiopatologia (TNFP) è un professionista sanitario che gioca un ruolo determinante nella diagnosi e nel monitoraggio delle patologie del sistema nervoso. Tramite metodiche diagnostiche avanzate come l’elettroencefalografia (EEG), l’elettroneuromiografia (ENMG), i potenziali evocati e le polisonnografie, il TNFP supporta il medico nella comprensione di condizioni neurologiche complesse. Lavora anche in ambiti critici come i monitoraggi intraoperatori in neurochirurgia e nelle terapie intensive, dove le sue competenze possono fare la differenza.
Per scoprire di più su questa professione, abbiamo intervistato il Dott. Francesco P., che ci ha raccontato il suo percorso e la sua esperienza professionale.
- Come è nata la sua passione per questa professione e cosa l’ha spinta a intraprenderla?
Mi sono sempre interessato a materie specifiche come la biologia e le neuroscienze e cercavo un percorso che mi permettesse di approfondire lo studio del sistema nervoso, ma anche di applicare queste conoscenze in modo concreto. Quando ho scoperto il corso di laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia, ho capito che faceva al caso mio perché mi permetteva di combinare la teoria alla pratica: studiare il cervello e il sistema nervoso attraverso metodiche diagnostiche avanzate è stato ciò che mi ha spinto a scegliere questa carriera.
- Quali sono le sfide principali che incontra nel suo lavoro quotidiano e come le affronta?
Una delle sfide principali è quella di riuscire a instaurare un rapporto di collaborazione con il paziente, perché molti esami, come l’EEG o i potenziali evocati, richiedono concentrazione e pazienza. È essenziale adattare l’approccio alle esigenze del paziente: con i bambini, ad esempio, bisogna trovare strategie per metterli a loro agio. Ma una delle sfide più complesse è cercare di intuire quale sia il problema specifico del paziente mentre si esegue l’esame. Questo implica interpretare i segnali raccolti in tempo reale e, se necessario, adattare il test per indirizzarlo verso una diagnosi più precisa.
- C’è un aneddoto o un episodio memorabile che le è rimasto impresso?
Più che un episodio specifico, mi colpisce sempre vedere l’impatto concreto dei monitoraggi sul miglioramento delle condizioni dei pazienti. Ad esempio, in ambito neurochirurgico, un monitoraggio preciso durante l’intervento può fare la differenza per prevenire complicanze e sapere che il lavoro svolto non è solo un atto tecnico ma un tassello fondamentale per la salute del paziente è incredibilmente motivante. Ogni giorno, mi ricorda quanto sia importante prestare attenzione ai dettagli, perché ogni monitoraggio può contribuire a migliorare significativamente la qualità della vita di chi abbiamo davanti. È questa consapevolezza che dà un senso profondo al mio lavoro.
- Quali cambiamenti o innovazioni ha osservato nella sua professione?
Negli ultimi anni la neurofisiologia si è evoluta, soprattutto nell’ambito della neurochirurgia. Ora molti ospedali, anche quelli più piccoli, hanno tecnici in sala operatoria per monitoraggi intraoperatori, grazie a macchine più compatte e avanzate. Inoltre, anche l’ecografia applicata al sistema nervoso periferico è sempre più utilizzata. Sono convinto che in futuro queste tecnologie si integreranno sempre di più nella pratica quotidiana.
- Qual è il consiglio più importante che darebbe a un giovane interessato a questa carriera?
Serve una forte attitudine verso il paziente e un genuino interesse per la medicina e le neuroscienze. Inoltre, ritengo assolutamente fondamentale aggiornarsi continuamente e mantenere una mentalità aperta. Questa è una professione che offre grandi soddisfazioni, ma richiede dedizione e voglia di imparare, proprio perché ogni paziente è unico e affrontarlo con empatia e attenzione è la chiave per fare la differenza.
Grazie al Dott. Francesco P. che con questa intervista, ci ha offerto uno sguardo approfondito su una professione tanto complessa quanto indispensabile, dove tecnologia, scienza e umanità si intrecciano per migliorare concretamente la vita dei pazienti.