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Tecnico Sanitario di Radiologia Medica: approfondiamo la professione con il Dott. Gianluca M

Tecnico Sanitario di Radiologia Medica: approfondiamo la professione con il Dott. Gianluca M

Approfondiamo la professione del Tecnico Sanitario di Radiologia Medica con il Dott. Gianluca M.

Questo professionista lavora fianco a fianco con medici e radiologi per effettuare esami diagnostici come radiografie, TAC e risonanze magnetiche. Il suo lavoro consiste nell’utilizzare apparecchiature all’avanguardia che, tramite diverse tecnologie, permettono di estrarre immagini fondamentali per la diagnosi dei pazienti. In questa intervista, il dott. Gianluca M., ci racconta il suo percorso e le sfide quotidiane che affronta svolgendo questa affascinante professione.

  • Come è nata la tua passione per questa professione e cosa ti ha spinto a intraprenderla?
    La passione per questo lavoro è nata durante il tirocinio universitario. Mi sono accorto che il lavoro del tecnico sanitario di radiologia medica è dinamico e coinvolgente: ogni giorno hai a che fare con tante persone diverse e questo è un aspetto che mi ha attirato fin da subito. Inoltre, ho scoperto che mi piaceva il contatto con i pazienti e il fatto di poter essere d’aiuto. È una professione che richiede sensibilità e una certa predisposizione a trattare con persone in situazioni delicate, cosa che ho trovato e trovo, tutt’ora, molto gratificante. Sentirsi utile e aiutare chi ha bisogno mi fa sentire una persona migliore e mi ricorda ogni giorno perché ho scelto questo percorso.
  • Quali sono le sfide principali che incontri nel tuo lavoro quotidiano e come le affronti?
    Una sfida quotidiana è mantenere un rapporto collaborativo con tutti i membri dell’équipe sanitaria. Lavoriamo a stretto contatto con medici, infermieri e operatori sociosanitari; quindi, è importante mantenere un clima positivo e tracciare confini relazionali chiari. Inoltre, un’altra sfida importante è la continua evoluzione tecnologica. La radiologia è un campo che cambia rapidamente e aggiornarsi risulta indispensabile: dobbiamo essere sempre pronti a padroneggiare nuove apparecchiature e tecniche che aiutano i medici nelle diagnosi.
  • Puoi raccontare un aneddoto o un episodio memorabile che ti ha segnato positivamente durante la tua carriera?
    Lavoro in questo campo da circa sette anni e ogni giorno ci sono momenti di soddisfazione con i pazienti, ma sono stato segnato da un episodio in particolare. Una paziente anziana, dopo un esame, mi ha regalato una poesia molto emozionante. Quel gesto mi ha toccato profondamente e ancora oggi porto quella poesia con me. È un ricordo speciale che mi ha fatto riflettere sull’impatto che possiamo avere sui pazienti. È estremamente appagante rendersi conto che, per molti pazienti, anche un esame semplice può rappresentare un’esperienza significativa. Sapere che hanno percepito il mio lavoro come rispettoso e svolto con sensibilità umana dà un grande valore a ciò che faccio e mi ricorda quanto sia importante trattare ogni paziente con attenzione e umanità.
  • Quali cambiamenti o innovazioni hai visto nella tua professione negli ultimi anni e come pensi che evolverà in futuro?
    Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale sta acquisendo un ruolo sempre più importante in radiologia. La prevenzione è un aspetto su cui si punta molto e l’intelligenza artificiale sta diventando un alleato prezioso per garantire cure più precise e tempestive. Ad esempio, nel campo delle ecografie, l’intelligenza artificiale sta già migliorando l’accuratezza e l’efficacia degli esami, e presto sarà impiegata anche nelle risonanze magnetiche. Penso che questi strumenti renderanno la nostra professione ancora più precisa e innovativa, trasformando la diagnostica in un processo sempre più rapido e affidabile.
  • Qual è il consiglio più importante che daresti a un giovane che vuole intraprendere la tua professione dopo la scuola?
    Il consiglio principale è di svolgere questo lavoro con passione e dedizione. Bisogna sempre mettersi nei panni del paziente e cercare di mostrare empatia, perché i pazienti arrivano spesso con ansia e preoccupazione. Anche se il tempo di contatto è breve, è importante non essere superficiali e instaurare un rapporto di fiducia. Essere empatici fa la differenza: bisogna essere abili nel rassicurare il paziente in pochi minuti, per consentire che l’esame si svolga nel migliore dei modi. E, naturalmente, bisogna essere sempre pronti a imparare e a migliorarsi, perché questa è una professione in continua evoluzione.

 

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