Il podologo è un professionista sanitario laureato che si occupa della prevenzione e cura delle patologie del piede. Tra i problemi su cui interviene ci sono verruche, callosità e unghie incarnite, ma anche complicanze più gravi, come quelle legate al piede diabetico. Fondamentale nel trattamento di condizioni legate alla postura, il podologo lavora con strumenti specifici per valutare l’appoggio del piede e, se necessario, crea ortesi plantari per migliorare la qualità del cammino. Inoltre, collabora spesso con altri specialisti e fornisce indicazioni per prevenire ulteriori problematiche, svolgendo un ruolo essenziale nella cura e nel mantenimento della salute del piede.
Il Dott. Leonardo M. ci racconta da vicino l’impatto della sua professione.
Come è nata la tua passione per questa professione e cosa ti ha spinto a intraprenderla?
La mia passione è cresciuta nel tempo. Inizialmente, la scelta di diventare podologo è stata un po’ casuale, non avevo una visione chiara, ma sentivo la curiosità di scoprire il settore sanitario. Con il tempo, però, la passione è aumentata. Mi sono reso conto che poter dare sollievo a chi soffre di dolori e disagi è una soddisfazione impagabile. L’idea di aiutare le persone a migliorare la qualità della loro vita è diventato il mio obiettivo principale e mi motiva a cercare sempre soluzioni efficaci e all’avanguardia.
Quali sono le sfide principali che incontri nel tuo lavoro quotidiano e come le affronti?
Ogni paziente presenta esigenze diverse e la sfida è trovare sempre la soluzione più adatta al singolo caso. Mi capita di dover lavorare con pazienti giovani e anziani, persone con infezioni dolorose o atleti che vogliono migliorare la loro performance. Affrontare queste sfide richiede molta preparazione e una continua disponibilità a migliorarsi. Mi piace affrontare ogni caso con lo spirito di un atleta: mi alleno mentalmente per dare sempre il massimo e immagino cosa vorrei ottenere se fossi io al posto del paziente. La mia filosofia è mettermi sempre in discussione e chiedermi cosa vorrei se fossi al posto del paziente da un professionista come me.
Puoi raccontare un aneddoto o un episodio memorabile che ti ha segnato positivamente durante la tua carriera?
Ci sono stati molti episodi significativi, ma uno in particolare mi è rimasto impresso. Un giovane rugbista aveva bisogno di una modifica urgente ai suoi plantari prima di un’importante partita. Riuscii a completare la modifica la sera prima della sua partenza. Il giorno del suo esordio, durante una partita molto attesa, l’ho visto in campo. Alla fine del match, mi ha fatto da lontano il segno “OK”, mostrandomi i plantari. Non poteva parlarmi per via del rumore, ma quel gesto mi ha dato una soddisfazione enorme. Sapere che i miei plantari lo avevano supportato in quel momento speciale è stato per me motivo di grande orgoglio.
Quali cambiamenti o innovazioni hai visto nella tua professione negli ultimi anni e come pensi che evolverà in futuro?
L’evoluzione tecnologica ha già portato cambiamenti significativi, in particolare grazie all’introduzione di strumenti digitali e misurazioni avanzate, che rendono i nostri esami ancora più precisi. Penso che il futuro nel nostro ambito sarà caratterizzato da una sempre maggiore collaborazione tra professionisti sanitari e un miglioramento della formazione continua. L’innovazione tecnologica, insieme alla condivisione di conoscenze tra colleghi, porterà a una crescita delle possibilità terapeutiche per i nostri pazienti.
Qual è il consiglio più importante che daresti a un giovane che vuole intraprendere la tua professione dopo la scuola?
Consiglio di mantenere sempre una mentalità aperta e curiosa. Il podologo non è solo un tecnico: è una figura di riferimento per la salute del piede, con il compito di migliorare il benessere di persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, dagli sportivi ai lavoratori. Essere podologo significa prendersi cura delle persone a 360 gradi e questo richiede empatia, preparazione continua e un forte senso di responsabilità.