Anche i professionisti dell’Ordine TSRM PSTRP di Belluno-Treviso-Vicenza sono pronti a celebrare la Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale: una figura preziosa per il territorio, ma rara nel servizio pubblico
Il 24 maggio si celebra la Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale, un professionista sanitario che, in possesso di laurea ed iscrizione all’Ordine Tsrm Pstrp, opera nell’ambito della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Il Terapista Occupazionale lavora con persone di qualsiasi età che presentino malattie e disordini fisici, senso-motori, cognitivi e psichici, con disabilità temporanee o permanenti. Nei suoi interventi si avvale di attività che sono significative per l’individuo e la sua quotidianità, puntando all’autonomia e alla partecipazione; valuta inoltre la necessità di ortesi, ausili e adattamenti ambientali.
«Per le persone con esiti di Covid19, ad esempio, il Terapista Occupazionale contribuisce al disallettamento e al precoce recupero delle autonomie per un più rapido rientro a casa e al lavoro – spiega Irene Benetton, presidente della Commissione d’Albo Terapisti Occupazionali, Ordine Tsrm Pstrp di Belluno-Treviso-Vicenza -. In Veneto ci sono attualmente 108 Terapisti Occupazionali, la maggior parte dei quali lavora nel settore privato, in convenzione o in libera professione, per lo più con i bambini. Nel servizio pubblico, dati alla mano, sono solo una decina i Terapisti Occupazionali regolarmente iscritti all’Albo che lavorano nelle Aziende Ulss. Questo significa che interi territori restano scoperti; mi riferisco alle Ulss Berica, Dolomiti, Pedemontana e Polesana, oltre alle due aziende ospedaliere. Inoltre i professionisti in questione lavorano con persone con patologie prevalentemente neurologiche e ortopediche in regime di ricovero ospedaliero lasciando quasi del tutto sprovvisti dal servizio pubblico l’età evolutiva, la terza età e gli interventi a domicilio».
Invece proprio nei servizi territoriali e nei domicili andrebbe incentivata la presenza di questa professione, come suggerito dalle indicazioni nazionali, in linea con il momento storico che stiamo vivendo.
«Questo perché la qualità stessa della nostra vita è direttamente proporzionale a quanto riusciamo ad essere coinvolti nelle attività quotidiane per noi significative: siamo quello che facciamo – chiude la dottoressa Irene Benetton -. Auspichiamo che la terapia occupazionale, eseguita da professionisti regolarmente iscritti all’Albo, possa diventare sempre più capillare nella nostra regione. Una terapia di questo tipo, infatti, può contribuire al miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie ed è anche in grado di portare ad un risparmio economico agendo sia nella prevenzione, sia nella riduzione del carico assistenziale».